Dom. Nov 24th, 2024

a cura del Prof. Franco Delfino Cosimo

È un grosso ago per cucire , oggi usato solo da alcuni artigiani,
che lo adoperano per particolari e singolari lavori a mano.

    Nella storia della lingua greca , fra i vari dialetti del greco 
antico, c'è quello attico-ionico.

    Era utilizzato nella penisola Attica, il cui centro era Atene e, 
successivamente, nella Magna Grecia.

Da quel dialetto abbiamo ereditato tanto!

      Da noi "a zzaccurafa " ( dal '900 fino agli anni '30 ) veniva 
adoperata per cucire "u saccuni",(materasso per il letto degli sposi) 
e per materassi singoli oltre che per i basti dei muli e le bardature 
dei cavalli.

    " u saccuni ", fatto di tela resistente, fittamente lavorata, 
veniva riempito di foglie di mais.

Successivamente, venne usata la lana per l'inverno ed il crine per l'estate.

   " a zzaccurafa ", con una cruna idonea, attraverso la quale s'infilava
lo stesso spago che veniva utilizzato per legare le salcicce, oltre che 
chiudere la bocca del "saccuni ", lo penetrava da una parte all'altra e 
ne fissava il contenuto.

    Molto attente alla pulizia e ad eventuali presenze di animali infettivi, 
almeno una volta l'anno, le donne scucivano ,lavavano la lana e, dopo averla 
fatta asciugare al sole, ricostituivano il materasso.

   In questi atti , "a zzaccurafa " tornava ad essere l'arnese principale.

    Appare, quindi, evidente la connessione con molte parole del nostro 
dialetto.

    Ecco il percorso della parola.

    Deriva dall'unione di due parole greche: " sakkos "(stoffa grossolana) 
e "raphis“ (ago ).

    Nel nostro dialetto ,alla consonante iniziale "s " è subentrata la doppia 
" z “, più incisiva sia nel tono che nel significato.

    È come se all'atto di infilare il grosso ago nella ruvida stoffa,
seguisse un dolce sibilo, caratterizzato dalla doppia " z".

     Ancora un meraviglioso adattamento linguistico dei nostri padri.

    Giunti a questo punto,l'interesse della ricerca ci spinge indietro 
nella storia.

    Dalle tracce sul vasto vasellame dipinto dai Greci, risulta che 
il materasso in Grecia è assente.

    Nell' "Odissea " Omero descrive il meraviglioso letto di Ulisse, e fa 
riferimento a coperte, pelli di pecora e stoffe da avvolgersi.

    Certamente si evince che doveva essere molto comodo,trattandosi del 
re di Itaca.

    Sul letto "Kline " del vasellame greco rinvenuto compaiono solo 
alcuni cuscini.

    Tuttavia,nell 'interno della casa greca, è presente il letto a 
terrazza, sul quale i ricchi dormivano adagiandovi  una coperta di lana.

    I poveri, invece, passavano la notte per terra su un giaciglio di 
foglie o paglia.

    A Roma i ricchi utilizzavano il " culcita ", sacco di stoffa pregiata, 
imbottito con penne di cigno.

    La borghesia utilizzava sacchi di stoffa meno pregiata, riempiti di erbe.

    I poveri, schiavi o liberti, dormivano per terra su sacchi di ruvida tela, 
riempiti di paglia.

     Siamo nel 85 d.C.e Marziale,famoso poeta latino, ce ne parla negli 
"Epigrammi", in cui focalizza la miserabile vita quotidiana a Roma con tratti marcatamente caricaturali assunti dai protagonisti.


Di quellinatiaroccadineto

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