a cura del prof Franco Delfino Cosimo
” laprìsta ” “lapristàta”
Nelle analisi delle nostre parole,diventa sempre più evidente la perizia linguistica dei nostri antenati.
“laprìsta ” è la verdura selvatica , simile alla rapa con le piccole foglie e il gambo peloso.
Era molto frequente , per le nostre donne , cucinare le lapriste con fagioli. Costituiva una cena povera e soddisfacente.
” lapristàta “, invece, è la parola che si usava per scongiurare un brutto accadimento o confermare una disgrazia avvenuta.
Fino agli anni 70 la parola era sulla bocca di grandi e piccoli anche perché gli incidenti, le malattie gravi o le morti erano molto frequenti.
Es. ” amu patutu na brutta lapristata “
oppure
“sta’ attentu u patisci ancuna lapristata “
Il riferimento evidente era a non incorrere in una brutta disavventura.
Analisi linguistica delle parole
” laprìsta ” viene dal latino ” rapìstrum ” che significa ” rapa selvatica.
” lapristàta ” creata , con un significato molto incisivo , deriva dal latino ” lapis ” cioè “pietra “.
È come dire a chi pronuncia una “lapristàta ” che ha ricevuto o potrebbe ricevere una pietra (una petrata).
La consonante ” r ” aggiunta dopo la “p”
è un fenomeno abbastanza frequente nel nostro dialetto ( epèntesi).
Nel nostro caso la ” r” è rafforzativo
Il suono,così scorrevole, ci dà l’idea di un lancio..
Per i nostri avi , un forte legame al latino, ma anche una lucida capacità linguistica.