a cura del Prof. Franco Delfino Cosimo
” jhuncu “
” fisceddra ” ” sciungata “
Il vecchio , ma sempre nuovo proverbio:
” jhicati jhuncu ca jumara passa ” si adatta benissimo alla nostra analisi.
Il giunco ( jhuncu )infatti, pianta dal fusto molto flessibile, è la materia prima per mezzo della quale le nostre parole prendono vita.
Simbolo , come ci ricorda Dante nel 1° canto del Purgatorio, dell’umiltà cristiana.
È il canto di Casella.
Andiamo con ordine.
” fisceddra ” viene dal latino ” fiscus” ,che significa cesto.
A forma di cilindro , i nostri avi , lo costruivano , con grande maestria , intrecciando rami di giunco o ,più raramente, di canne molto tenere e flessibili.
Le ” fisceddre ” servivano prevalentemente per contenere
latticini freschissimi , che acquistavano un gusto privilegiato.
” sciungata ” , fortunatamente ancora presente nei laboratori dei nostri pastori, era ed è un formaggio fresco , ottenuto dal latte di capra con l’aggiunta del caglio di capretto.
Deriva anch’essa dal latino ” iuncus”.
Infatti è adagiata in un cesto di giunco che le conferisce un sapore agreste particolare.
Già conosciuta nel Medioevo, al latte veniva aggiunto il lattice del fico.
Dal punto di vista linguistico , ci è facile dedurre che i nostri progenitori hanno compiuto la loro solita metamorfosi.
Infatti il suffisso ” ddra ” per ” fisceddra” sta ad indicare un vezzeggiativo (ricordiamo : guagliuneddra o capriceddra).
Il prefisso ” sci ” di ” sciungata” è un dolce richiamo alla bontà del prodotto (ricordiamo scirubetta ,che si ottiene.con la neve e il vino cotto).
Padroni di un codice linguistico autorevole e vario , ci hanno tramandato il loro sacro patrimonio, che non dobbiamo disperdere.