L’esperienza dei Fratelli Bandiera in Calabria si inserisce all’interno di quel clima politico sviluppatosi in Italia grazie alla diffusione dei valori e dello spirito libertario, che avevano animato i giacobini e che avevano contagiato anche i gruppi carbonari italiani. Giuseppe Mazzini, attraverso le associazione segrete della Giovine Italia e della Giovine Europa, continuava la sua opera di cospirazione volta alla liberazione del popolo italiano dagli oppressori e all’unione degli Stati italiani in un’unica repubblica. Queste idee di libertà avevano raggiunto anche la Calabria, dove il 15 marzo 1844, a Cosenza, un tentativo di insurrezione, organizzato dal comitato liberale napoletano, aveva avuto esito negativo, portando alla fucilazione dei ribelli insorti. La voce di un’insurrezione generale in Calabria era giunta ai fratelli veneziani Attilio ed Emilio Bandiera, giovani liberali fondatori di una loro società segreta, l’Esperia. Essi, sulla scia dell’entusiasmo suscitato dalle rivolta, decisero di organizzare una sollevazione popolare nel Sud Italia che partisse dalla Calabria.
I due, insieme a 17 compagni salparono da Corfù la sera fra il 12 e il 13 Giugno, sul Trabaccolo “Spiridione”. Facevano parte della spedizione: Nicola Ricciotti da Frosinone, Domenico Moro da Venezia, l’avvocato Anacarsi Nardi, modenese, Giovanni Vannucci da Rimini, Giacomo Rocchi da Lugo, Francesco Berti da Lugo, Domenico Lupatelli da Perugia, Giovanni Manesci da Venezia, Carlo Osmani da Ancona, Giuseppe Pacchioni da Bologna, Luigi Nanni, Piazzoli Pietro e Luigi Miller forlivesi, Francesco e Giuseppe Tesei da Pesaro, Paolo Mariani milanese, e Tommaso Mazzoli bolognese. La guida calabrese era Battistino Meluso, detto il Nivaro. Vi era inoltre un corso di Oletta, chiamato Pietro Boccheciampe.
La sera del 16 sbarcarono alla Foce del Neto, presso Laganetto (Cantorato) e si diressero nell’interno in cerca di rifugio. Passata la notte presso la chiesetta del fondo “Sala”, attaccata al Palazzo del Marchese Majda, accolti dal torriere Bernardo Acciardi, ripartirono all’alba del 17, e trovarono rifugio nella “Masseria Poerio” ad 8 km ca. da Crotone, di proprietà del Marchese Albani.
Saputo da due contadini del servizio, Bruno Abbruzzini e G. Battista Misiano e dall’esperto di Campagna del Marchese Albani, Girolamo Calojro, della calma che regnava nella zona, decisero di proseguire alla volta di Cosenza. Il 18 giugno partirono per S. Severina. Durante il percorso si accorsero che il loro compagno Pietro Boccheciampe era sparito. Costui si era, infatti, recato a CI fratelli Attilio ed Emilio Bandiera
Fonte: Ufficio Beni Culturali
Data ultimo aggiornamento: 9 Agosto 2017
Revisionato da Alessandra Vrenna