a cura del Prof. Franco Delfino Cosimo
“culèrcia ” ” squalùarciu “
Molta curiosità suscita l’origine delle parole oggetto della presente analisi.
” a culèrcia ” è la formica
” squalùarciu ” era l’epiteto che si dava a qualcuno per indicarlo come persona “squallida “.
Per comprendere la loro formazione dobbiamo ricorrere al latino ” lurco ,onis”
che significa ” ghiottone “.
Altra derivazione potrebbe essere :
” hircèus ” che significa sudicio ,sporco”
Percorso delle parole
Appare chiaro , perciò, che i nostri avi hanno, con la solita capacità di analisi e di sintesi, costruito la parola ” culercia “con il prefisso ” cu (m) + lurcone”.= con ghiottoneria.
” A culèrcia “, cioè la formica , si presenta al nostro sguardo con l’addome nero , segno evidente di sporcizia o di avere ingerito abbondante cibo.
Se , poi , vogliamo richiamare
” hirceus ” (sporco) abbiamo la stessa conclusione: cu(m)hirceo= con lo sporco.
Medesima origine ha l’aggettivo o il nome
” squalùarciu ” che significava ” squallido”,
persona inavvicinabile , sia dal punto di vista fisico che morale.
Il prefisso ” squa ” conferisce il significato molto negativo ( ricordiamo :squadatu).
Tuttavia , al di là della formazione linguistica , ” a culèrcia” è stata sempre portata ad esempio per la laboriosità e non
meritava il richiamo alla sporcizia o alla smisurata ingordigia!