a cura del Prof. Franco Delfino Cosimo
Per capire questo nostro detto popolare, dobbiamo ricordare l’apologo (racconto) di Menenio Agrippa (494 a.c.).
L’apologo riguarda la rivolta dei plebei (poveri) che avevano abbandonato Roma rifugiandosi sul monte Sacro, chiedendo la parificazione dei loro diritti.
La protesta era rivolta soprattutto contro i nobili (ricchi patrizi)raffigurati in questa storiella dallo stomaco.
I plebei (poveri) erano,invece,raffigurati dalle braccia.
Quindi i nobili mangiavano senza lavorare.
Le braccia (i poveri plebei) dovevano lavorare per mantenere lo stomaco.
Per farli ragionare Menenio Agrippa raccontò che a nulla sarebbero servite le braccia (il popolo) se lo stomaco (i nobili) fosse rimasto digiuno.
Se, infatti, lo stomaco fosse rimasto vuoto anche tutte le membra ne avrebbero risentito fino alla morte.
“Liticarsi a trippa” significa, perciò, compiere un’azione per indicare lo stato di contrasto esistente fra persone, spesso per motivi di eredità. Colui che “distrugge” lo stomaco dell’altro ,lo porta alla privazione delle forze.
In ogni caso l’espressione è da riferire a coloro i quali vogliono avere il predominio in un litigio per guadagnare il possesso di qualche bene.
Si dice anche in senso metaforico per indicare due che hanno grossi contrasti, sia in campo economico, sia volendo fare prevalere le ragioni di ognuno, certamente diversi.