Lun. Nov 25th, 2024
a cura del Prof. Franco Delfino Cosimo

“bugatta”
La parola, tanto familiare ai nostri  nonni, è sempre meno udibile nel nostro quotidiano.
Il suo significato, ci immerge nei ricordi d'infanzia, quando, con la collaborazione di membri della famiglia, ci si apprestava a fare le provviste per l'inverno.
La "bugatta" era, infatti ,un recipiente di forma cilindrica, molto maneggevole, per lo più di latta, idoneo per conservare polpa o succo di pomodoro o di marmellate varie.
Ne erano provviste molte "botteghe" di alimentari
Dalla pronuncia, ci viene da ricondurne la provenienza al francese "boite "(accento circonflesso sulla i ) leggi "buate"; tra i suoi numerosi significati c'è anche "barattolo"; usato, per lo più, nella parlata locale, in molte zone della Francia.
Ricordiamo, anche, il frequente uso nella cosmesi, soprattutto dei prodotti francesi, contenuti in piccoli vasi di vetro.
Tuttavia, l''etimo della parola, cioè la forma più antica cui si possa risalire, è molto incerto.
Un riscontro, piuttosto attendibile e, verosimilmente probabile, lo abbiamo nel Quattrocento. Troviamo ,infatti, attestata la parola nella forma "bugogatto" o "bugogatta", col significato forse di "buco del gatto" o "buco della gatta ".
Da intendersi, certamente, come rifugio, nascondiglio, luogo di sicurezza per il gatto o la gatta.
Non ci è difficile, dunque, concludere che, essendosi verificata la caduta della sillaba "go ", col consueto fenomeno della trasformazione o caduta delle sillabe e consonanti, attraverso gli anni, la parola sia diventata "bugatta".
Quasi a significare: posto, buco, in cui si mettono al sicuro le provviste di alimenti liquidi o più densi.
Il percorso della parola ci conferma la vitalità e l'originalità del dialetto, corroborato dalla creatività degli umani ed dal dinamismo della sua struttura.

Di quellinatiaroccadineto

Benvenuti nel Blog personale di Domenico Turco