Lun. Nov 25th, 2024
A cura del Prof. Franco Delfino Cosimo

" na vrancata "
Sarà certamente capitato, specialmente ai meno giovani, di ascoltare la parola durante qualche circostanza legata, soprattutto, a lavori dei campi o di vita quotidiana.
Più specificatamente,  sarà accaduto in occasione del taglio del fieno da somministrare agli animali, cavalli, sini, mucche, ecc), prelevandone la quantità con le braccia unite (a cuore). 
Il lemma, infatti, era molto usato nella nostra società contadina nel periodo in cui, quasi l'intera famiglia unita, cercava il sostentamento dagli scarsi prodotti dei campi.
Il fieno, raccolto ed imballato, rappresentava una sicurezza durante l'inverno per nutrire gli stessi animali.
Anche la legna secca, risorsa preziosa per cucinare e scaldarsi, veniva prelevata a "vrancate".
Ma qual è l'origine della parola? Certamente deriva dal latino "brachium", (braccio) che al neutro plurale fa "brachia".
Precisiamo, allora, che la "b" iniziale è diventata "v", in ossequio al dialetto eolico e dorico, il cui riscontro è facilmente identificabile in molti autori greci, prima del periodo classico.(es. in Omero confluiscono dialetti dalle caratteristiche ioniche ed eloiche).
L'aggiunta della "n", dopo la vocale (epentesi = aggiunzione di suono in mezzo alla parola), si è resa necessaria sia per eliminare una difficoltà di pronuncia, sia per includere il senso del movimento alla parola stessa, risultando più sonora e più dinamica!
La parola, nel corpo, è di origine latina, ma rappresenta una dichiarata fusione col greco, anche in considerazione della sillaba finale "ta", che in greco è un articolo plurale neutro .
Perciò concludiamo affermando che " vrancata" erano e sono le "bracciate" di cui abbiamo parlato.
Vi si rispecchia la nostra storia, che va sempre più amata e scoperta !

Di quellinatiaroccadineto

Benvenuti nel Blog personale di Domenico Turco